Cooperazione: welfare, sostenibilità, e impresa.
Per un’infrastruttura sociale al servizio del Paese
Dal 22 al 25 maggio 2025, Trento è tornata capitale del pensiero economico con il Festival dell’Economia, dove si è discusso del futuro del lavoro, della transizione ecologica, delle disuguaglianze e delle nuove sfide per l’impresa sociale.
Anche quest’anno Confcooperative Nazionale ha portato il contributo del movimento cooperativo su temi centrali per il futuro del Paese, dimostrando che le cooperative sono attori chiave nella costruzione di un’economia più equa, sostenibile e inclusiva. Come Unione Territoriale, vogliamo rilanciare queste riflessioni della Confederazione e metterle a servizio delle nostre cooperative, a partire da tre grandi ambiti: welfare, sostenibilità, aggregazione.
La cooperazione tiene la rotta tra le onde del caos. È questo il messaggio forte emerso dal Festival dell’Economia di Trento 2025, dove Confcooperative ha portato la voce di migliaia di imprese che, con resilienza e spirito mutualistico, affrontano sfide globali: dalla transizione ecologica all’accesso al credito, dal lavoro alle disuguaglianze territoriali.
Nel titolo dell’incontro dedicato ai 130 anni della Cooperazione Trentina – “Titani dell’impossibile” – rende bene l’idea della forza trasformativa del modello cooperativo, che anche oggi rappresenta un presidio economico e sociale insostituibile.
Nel corso del panel dedicato al settore agroalimentare, Raffaele Drei, presidente di Fedagripesca – Confcooperative, ha ricordato con dati concreti il peso della cooperazione nel food Made in Italy, sono frutto del lavoro di cooperative, spesso associate a Confcooperative:
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1 prodotto su 4 sulle nostre tavole è cooperativo;
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7 bicchieri di latte su 10,
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6 bicchieri di vino su 10,
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9 mele su 10,
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1 prodotto ortofrutticolo su 2.
Solo il nostro sistema rappresenta il 20% della produzione agroalimentare nazionale. Aggregarsi, ha sottolineato Drei, non è solo una strategia, ma una necessità: senza massa critica, non si compete, non si esporta, non si tutela il reddito dei soci.
Dal palco del festival, Luca Rigotti (Mezzacorona) ha lanciato un appello sui dazi americani che colpiscono il vino italiano: “Stiamo dialogando con la Commissione UE, ma serve anche sostegno alla promozione internazionale”. Il comparto vitivinicolo è strategico per l’economia europea e per la cura dei territori.
Lorenzo Libera (Cavit) ha invece puntato il dito contro l’aumento dei costi di produzione, che riduce i margini e mina la sostenibilità delle filiere. La cooperazione, ha ricordato, ha una missione precisa: garantire equa remunerazione ai produttori.
Dai produttori di montagna, come Stefano Albasini (Trentingrana) ed Ernesto Seppi (Melinda), è arrivato un forte grido d’allarme: tra clima impazzito, gelate tardive e fitopatie, l’economia della montagna rischia il collasso senza una strategia condivisa, fondata sull’aggregazione e sul supporto delle istituzioni, in primis per l’accesso all’acqua.
Francesca Gennai (Consolida) ha richiamato l’attenzione su una questione cruciale: “Siamo in difficoltà sul piano demografico e formativo. Servono più laureati, ma anche più donne valorizzate nel lavoro. Dove non c’è inclusione, cala la produttività.”
Serve, ha aggiunto, “un nuovo patto educativo con la scuola: educazione civica non come teoria, ma come cura della persona e del contesto”. Un messaggio fortemente in linea con la missione educativa della cooperazione, che lavora per generazioni future coese, competenti e solidali.
Al panel “Economia sociale e diseguaglianze: nuove regole europee in discussione”, la direttrice generale di Confcooperative Fabiola Di Loreto ha ricordato il ruolo cruciale delle cooperative nella gestione dei servizi di welfare, che raggiungono oltre 7 milioni di cittadini italiani. Le cooperative, ha detto Di Loreto, “sono imprese democratiche che mettono al centro la persona, generando valore sociale e coesione nelle comunità”.
Le cooperative di comunità, in particolare, si stanno rivelando uno strumento efficace per contrastare lo spopolamento delle aree interne, attraverso servizi essenziali e forme di cittadinanza attiva.
Nel panel “Rivoluzione verde: le vertigini green nella palude burocratica”, sono state raccontate esperienze emblematiche di transizione ecologica portata avanti da cooperative:
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Vesti Solidale, con la raccolta e il riuso di 8.000 tonnellate di abiti usati, dimostra come l’economia circolare possa generare lavoro inclusivo.
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La Comunità Energetica Rinnovabile di Fiemme, nonostante sia nata in assenza di una normativa chiara, rappresenta l’innovazione cooperativa al servizio del territorio, affrontando sfide tecnologiche, comunicative e culturali per portare benefici al territorio. Un esempio di come spesso le cooperative anticipino i tempi, muovendosi in territori normativi ancora inesplorati. “Stiamo cercando di far capire quali sono i benefici che una Cer apporta al territorio”, ha aggiunto Vanzo, evidenziando come la sfida dell’innovazione non sia solo tecnologica ma soprattutto comunicativa e culturale.
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Il gruppo Caviro, con il più grande impianto agrivoltaico avanzato d’Italia, integra agricoltura, energia e impatto ambientale positivo.
Tuttavia, come ha denunciato Massimo Stronati, presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi, serve maggiore coerenza tra le normative e gli obiettivi di sostenibilità, per evitare che le imprese più virtuose siano penalizzate da costi e burocrazia.
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