Il 2025 segna una data storica per il Terzo Settore italiano: la Commissione Europea ha approvato finalmente la riforma fiscale attesa da anni, dando il via a un quadro normativo che entrerà in vigore il 1° gennaio 2026.
Le misure fiscali previste per il Terzo settore non sono aiuti di Stato, in quanto gli ETS perseguono finalità di interesse pubblico. Atteso da anni, dalla Commissione europea è finalmente arrivato il via libera al pacchetto fiscale disegnato dalla riforma del Terzo settore. A partire dal 1° gennaio 2026, verranno introdotti incentivi specifici per gli investitori, ampliando le possibilità di finanziamento per gli Enti del Terzo Settore. Tra le novità più rilevanti, l’introduzione dei titoli di solidarietà, che offriranno agli investitori lo stesso trattamento fiscale dei titoli di Stato, con una tassazione al 12,5%.
«La notizia del via libera della Commissione europea al pacchetto fiscale per il Terzo settore, che apprendiamo dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, chiude finalmente la lunga fase di incertezza vissuta dagli Ets, che aspettavano la conclusione del percorso di riforma iniziato nel 2016», commenta Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore. «Ora, finalmente, migliaia di enti potranno valutare nell’ambito del nuovo assetto fiscale quale qualifica assumere e potranno operare all’interno di un quadro normativo ormai completo. Probabilmente si renderà necessaria un’azione interpretativa delle nuove norme da parte dell’amministrazione finanziaria. Stiamo ora andando in direzione della sostenibilità dell’azione del Terzo settore e di una migliore programmazione delle attività a beneficio della collettività».
Non solo: «L’autorizzazione europea rappresenta anche un importante riconoscimento per un comparto socio-economico fondamentale in Italia, del tutto peculiare e poco conosciuto in Europa. Il lavoro del Forum Terzo Settore è andato negli anni sempre in questa direzione e, in attesa di leggere nel dettaglio le norme, ci auguriamo che siano le più inclusive possibili nell’ottica di tutelare soprattutto le realtà piccole e piccolissime», conclude Pallucchi.